Sethu svela nuove date del tour estivo “tutti i colori del buio tour”, aggiungendo gli appuntamenti di Marina di Ravenna (Finisterre Beach, 28 giugno), Pregnana Milanese (Impronta Summer Fest, 13 luglio) e Pozzo D’Adda (LiveviL Fest, 7 settembre). Un tour che dà ampio spazio all’attitudine punk dell’artista ma anche a tutte le sfumature sonore ed emotive contenute nel suo nuovo album “tutti i colori del buio” (Carosello Records), da quelle più sfrontate ed brasive a quelle più intime e delicate, accomunate tra loro da quell’urgenza comunicativa che gli ribolle dentro e lo trasforma ogni qualvolta che sale sul palco: nonostante l’immagine da pacato ragazzo misterioso dai modi gentili, Sethu rivela ad ogni suo concerto una personalità dirompente e performativa che non si risparmia mai, nemmeno per un secondo.
Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2023, l’artista si è esibito anche in apertura ai Pinguini Tattici Nucleari e a Sfera Ebbasta, Geolier e Massimo Pericolo in occasione del conferto di beneficenza Imola Summer Sound per la Romagna.
“Prima di un concerto ho il cuore in gola, ma nell’istante esatto in cui metto piede sul palco qualcosa dentro di me scatta, divento un altro. È in assoluto l’unica dimensione in cui mi sento completamente me stesso, senza barriere o filtri, do tutto quello che ho. A fine live ne esco stremato, talvolta rischio quasi di svenire” confida Sethu.
TUTTI I COLORI DEL BUIO TOUR (calendario in aggiornamento):
24.05 – MILANO @Mi Ami Festival – Circolo Magnolia
6.06 – ROMA @Parco Appio
21.06 – LONDA (FI) @Festival della Montagna Fiorentina
28.06 – MARINA DI RAVENNA (RA) @Finisterre Festival [NEW]
9.07 – TORINO @sPazio211 Open Air
12.07 – LUCCA @Festival Borgo a Mozzano
13.07 – PREGNANA MILANESE (MI) @Impronta Summer Fest [NEW]
19.07 – GATTATICO (RE) @Praticio Rock
11.08 – PADOLA (SA) @Mob Festival
31.08 – SAVONA @Savona Street Fest
7.09 – POZZO D’ADDA @LiveviL Fest [NEW]
Le 11 tracce dell’album “tutti i colori del buio” raccontano e condividono tutte le sfumature dei mesi seguenti al Festival di Sanremo, un periodo vissuto tra luci e ombre, soddisfazioni e disfatte, profondo buio e nuova luce.
Non è un caso che tutte le tracce dell’album – a sola eccezione del brano “troppo stanchi” – siano state realizzate dai due gemelli nell’arco di pochi mesi, tra settembre e lo scorso febbraio, dopo aver preso la scelta di tornare in terapia e darsi l’opportunità di tornare a stare bene: «Dopo il periodo di grande intensità e messa in gioco del Festival di Sanremo, è arrivato il contraccolpo del tornare a destreggiarsi con l’essere Artista in un periodo storico molto complesso. (?) Verso la fine dell’estate sono riaffiorati i primi episodi di depressione, facendomi tornare in luoghi bui della mente in cui ero convinto non sarei più passato, tanto da decidere – sia io che Jiz – di tornare in terapia. È la terapia ad averci sbloccato nella scrittura del disco, l’esigenza di questo album è scaturita da lì», racconta Sethu. «La salute mentale e la depressione vengono spesso viste come entità monolitiche, invece credo che esistano tante sfaccettature al loro interno che riflettono momenti diversissimi fra loro. Non è bianco o nero. Ho scritto questo album partendo dalla mia esperienza personale, ma vuole parlare ai tantissimi ragazzi, più o meno grandi di me, che vivono le stesse difficoltà».
Inoltre l’album è stato pubblicato durante la Mental Health Awareness Week, settimana in cui si rimarca l’importanza di diffondere sempre più consapevolezza e dibattito sul tema.
“tutti i colori del buio” esplora le diverse sfumature dell’universo artistico di Sethu anche sul piano musicale, non solo quello contenutistico: oltre ad un’attenta cura verso l’estetica dark tratta dall’immaginario dei film horror degli anni Settanta, l’album è ricco di ricerca, citazioni e dinamicità. Le inflenze dell’hardcore punk incontrano la breakbeat, il pop e le colonne sonore cinematografiche, mentre i testi accolgono citazioni liriche che riprendono i film “The lost boys” (1987) di Joel Schumacher e “Tutti i colori del buio” (1972) di Sergio Martino piuttosto che i testi di Club Dogo, CCCP, Vasco Brondi, Kaos One e persino Baudelaire. Si hanno poi gli inserti vocali di Emma Galeotti sull’incipit di “i ragazzi perduti”, quello di Carlo Vanzini campionato in “problemi” e quello di Jiz in “tutti i colori del buio (outro)”.
Nel frattempo, il singolo di anticipazione “questa è la fine” sta già riscuotendo ottimi riscontri su TikTok dove la fanbase dell’artista ha dato il via a un trend che raccoglie frammenti di quotidianità degli utenti tra serate con gli amici, ore di ricreazione a scuola, concerti e tanto altro – un modo, anche questo, per mostrare le tante sfumature che contraddistinguono ciascun individuo.
Del resto quella di Sethu è una lettura del mondo contemporaneo condivisa soprattutto dalle nuove generazioni che stanno cercano di concretizzare i loro sogni e obiettivi, ma che nel farlo si imbattono inevitabilmente tra precariato, ecoansia, negazionismo, paura per il futuro e guerre, cadendo nella disillusione che questo mondo non conceda più la possibilità di sognare. Nonostante tutto, persiste la speranza di trovare salvezza, quella che affiora limpida in “i ragazzi perduti”, focus track del disco.
TRACKLIST
1. questa è la fine
2. per noia
3. i ragazzi perduti
4. vandalizzami il cuore
5. ossa rotte
6. troppo stanchi
7. problemi
8. sottopressione (non mi avranno mai)
9. napalm
10. triste vederti felice
11. tutti i colori del buio (outro)
TRACK BY TRACK
1. questa è la fine
“questa è la fine” è nata fin da subito come intro per dare contesto al viaggio del disco e partire da una fine, quella del mondo. Infatti se in tutto l’album si parla molto di ciò che ho dentro, in questo brano parlo di ciò che ho attorno, fuori da me, descrivendo la cornice entro la quale vivo, faccio le mie esperienze e sto cercando di trovare la mia strada.
Mi affaccio sul mondo e lo vedo andare a rotoli, ardere, sciogliersi e innondarsi. Vedo le persone che lo abitano dividersi tra chi è divorato dall’ecoansia e chi la nega, chi cerca vie di fuga e chi si perde nel mantra della produttività: i soldi, gli amici, la scuola, la droga, la noia, il clima, il futuro, la moda; cresci, lavora, ripetilo ancora.
Questa visione apocalittica è un qualcosa che è molto vicino alla mia generazione. Noi siamo cresciuti con questi lasciti dal passato che ci incombono addosso. Precariato, paura del futuro, ecoansia, ecc. Abbiamo un male per tutti.
Anche volendo fare musica, lo sto facendo in un mondo che non so nemmeno se sarà abitabile tra 50 anni.
2. per noia
Come manifestato sin dal titolo, questo brano parla di noia, un sentimento generazionale che sfiora l’apatia e la disillusione. L’ho inteso qui come corrispettivo del non sentirsi vivi. Credo che a molti capiti ormai di cercare di colmare un vuoto interiore attraverso relazioni effimere, più o meno occasionali. Per non parlare di abitudini come il fumo o altre dipendenze.
Nel testo ho inserito un’immagine che riassume bene il senso del brano: siamo una pistola che non spara più. E’ il modo con cui descrivo l’essere carichi di voglia di aggredire il mondo, affrontarlo di petto, ma ritrovandoci a vent’anni molto più stanchi, annoiati, bruciati di quanto dovremmo essere. Siamo inceppati, disarmati, senza cartucce da sparare.
E’ la prima canzone veramente breakbeat che ha aperto la strada su questo mondo ritmico e di sound. Da qua si è aperto questo scenario che ha coinvolto anche altri pezzi del disco.
3. i ragazzi perduti
Questa è la prima canzone che abbiamo scritto grazie al ritorno in terapia. É la traccia-manifesto del disco, quella che al contempo descriverei essere la più personale e universale di tutte. Riesce a toccare tanti temi differenti, anche molto pesanti, come il suicidio, ma lascia spazio alla speranza. E si rivolge a un “tu” che corrisponde a me, Sethu, ma che potrebbe parlare vis a vis a chiunque l’ascolti.
Il testo mi tocca molto, resta una ferita aperta per quanto mi sento ancora nel pieno di quello che canto. Continuo a emozionarmi molto quando la riascolto.
Il messaggio è: nonostante ti senta perso e smarrito, un giorno anche tu riuscirai a ritrovare te stesso e stare bene. Dalle lacrime nascerà qualcosa di buono, anche se oggi ti sembrano vane. Un giorno andrà meglio, questo dolore ti sarà utile.
Il titolo è una traduzione diretta di “The lost boys” (regia di Joel Schumacher; 1987), ulteriore legame all’immaginario vampiresco.
Un’altra reference, stavolta musicale, si può individuare nel controverso “Cannibal holocaust” (regia di Ruggero Deodato; 1980) per la colonna sonora di Rizzo Ortolani, che abbiamo ascoltato innumerevoli volte al fianco delle ballad di Beatles, David Bowie e tutto quel repertorio degli anni Sessanta caratterizzato dal suono del mellotron.
La voce iniziale è di Emma Galeotti, di cui ho colto una sensibilità nascosta dietro l’ironia, in cui mi rivedo molto. C’è dell’affinità e ho pensato di coinvolgerla con un piccolo contributo vocale.
4. vandalizzami il cuore
Nata da un appunto nelle note, questa canzone ha una lunga sequenza di immagini che culmina in quella delle lacrime che rigano e fanno arrugginire il volto della persona: ti sei fatto una corazza, ma le lacrime l’arrugginiscono.
É stata la produzione di Jiz a dare lo slancio per la scrittura del pezzo, pur essendo una delle produzioni più minimali e spontanee dell’album.
5. ossa rotte
Jiz è stato decisivo su questo pezzo. Lui ne è un grande sostenitore per le strofe che ho scritto. Anche se un tempo eravamo a pezzi entrambi, riuscivamo ad abbracciarci nonostante tutto. É un brano dal mood più nostalgico, in cui mi calo tra i ricordi di rapporti passati.
L’augurio è quello di riuscire a volersi bene al di là del male vissuto.
La produzione è minimale e sporca, con l’inserimento di chitarre più grezze rispetto alle produzioni precedenti di Jiz.
6. troppo stanchi
“troppo stanchi” è l’unico pezzo del disco ad essere nato con largo anticipo rispetto agli altri, presente nei miei hard disk di lavoro già da un paio di anni. É il manifesto di come mi sento, un brano molto intimo che cresce di intensità sino all’esplosione.
Siamo troppo stanchi per la nostra età è uno slogan che sento essere estremamente reale, che riassume come tanti di noi vivono e rincorrono il sogno di essere felici – una tra le cose più scontate ma difficili che io possa immaginare – ma si sentono troppo stanchi, vittima di un’illusione. É il peso che ci sentiamo gravare addosso.
7. problemi
Questo è il pezzo dal sound più giocoso, ma il messaggio è chiaro: ho più problemi che amici. Quando cresci ti inculcano aspettative e obiettivi socialmente condivisi che se vengono disattesi, si trasformano in guai che devi risolvere da solo (troppe aspettative ti uccidono, per questo muoio mentre gli altri vivono ? quando ero piccolo avevo quest’incubo dove io crescevo ed erano soltanto problemi). Mi ritrovo assillato da preoccupazioni, ansie, insoddisfazioni. Problemi che derivano tanto dalle aspettative che ho interiorizzato quanto dal mondo che mi circonda.
La produzione di Jiz bilancia la presa male del testo con un ritmo reggae dalla produzione boom-bap ispirata ai Clash. Un mix sporcato anche qui da quelle chitarre grezze che creano coerenza con tutto l’album.
La voce che proclama i “problemi” in testa al brano è un campione di Carlo Vanzini.
8. sottopressione (non mi avranno mai)
Il ritornello di “sottopressione (non mi avranno mai)” è nato un anno e mezzo fa, completato negli scorsi mesi come la perfetta traccia da pogo, introdotta da una citazione di “Spara Jurij” dei CCCP. É un momento immancabile nei miei live, tanto che con questo album ho voluto trovargli uno spazio dedicato e su misura per vedere la folla andare in visibilio, divertirsi, sfogare tutta la carica che ha in corpo.
Tutta questa sommossa si lega al mio background di ascolti punk e rap hardcore – CCCP, DSA Commando, Idles – e dei tanti live fatti nei centri sociali liguri, in situazioni decadenti ma fomentatissime.
Questa canzone è tutta pane e realismo. Raccoglie in sé il malessere e i momenti di difficoltà, incluso gli episodi di attacchi di panico e l’ultimo posto al Festival, sfogandoli a pieni polmoni. É una canzone rabbiosa per sbollire e sbottare allo stesso tempo, è il “vaffanculo” a tutte le aspettative che mi hanno braccato negli ultimi anni.
É un pezzo che mi permette di togliermi qualche sassolino dalla scarpa, ma senza entrare in polemica con nessuno. Al massimo sfioro qualche simpatica provocazione autobiografica.
9. napalm
Questo è uno dei pezzi più sentimentali e tra quelli scritti più di recente del disco, attinente al filone breakbeat. Una metafora dell’esplosivo Napalm applicato all’amore per raccontare un amore finito che ti brucia ancora dentro.
10. triste vederti felice
Quando un po’ di tempo fa sono tornato nella mia città, Savona, sono stato in posti che mi hanno fatto rivivere alcuni ricordi legati a relazioni passate. Il mio animo nostalgico e dalla presa a male facile, ha trovato l’ispirazione per scrivere “triste vederti felice”. Come sempre accade per la mia musica, ci ho messo dentro un pezzo della mia vita personale e ho voluto parlare di quando vedi le persone che hai amato andare avanti per la loro strada e vorresti essere felice per loro, ma non sempre ci riesci perché a volte i ricordi ti fanno annegare. E ti aggrappi alla nostalgia.
11. tutti i colori del buio (outro)
Questa traccia è nata dal desiderio di avere uno skit, escamotage molto frequente nelle produzioni dell’underground e del rap, che fosse quanto più sincero possibile e completasse la narrazione dell’album. É nato dalla registrazione di una conversazione tra me e Jiz in cui, facendo un viaggio pindarico su come ci saremmo immaginati la copertina del disco, mi racconta di come la trasformazione del vampiro rappresentasse me e la mia discesa nella depressione. “Questo sei tu”.
La parte musicale invece si basa su un riff di chitarra molto emotivo e una brevissima parte cantata a cui affido il messaggio ultimo di speranza: anche se pensi che nessuno si accorgerà del tuo buio e ti senti solo nello smarrimento, lì fuori c’è qualcuno per te che vuole vedere e capirà tutte le sfumature del tuo stare male. C’è chi ti capirà.
Ho un legame molto stretto con i miei fan. Molti di loro li sento periodicamente su un gruppo telegram e so che le mie canzoni hanno avuto un impatto su di loro, si sono riconosciuti in quello che canto.
Con questo album desidero di cuore che loro sentano la mia vicinanza. E spero che chiunque lo ascolti possa anche comprendermi meglio, conoscendo le sfumature del mio buio.
BIO
Marco De Lauri, in arte Sethu, nasce a Savona nel 1997.
Sviluppa la sua identità artistica assieme al fratello gemello Jiz, con il quale comincia a fare musica e a muovere i primi passi nella scena punk/rap ligure, per poi espandersi verso ulteriori orizzonti musicali. Forte dell’unione con Jiz, Sethu trova nella musica un modo per evadere dalla realtà provinciale savonese, il cui mood malinconico si riflette spesso nei suoi testi e nell’estetica.
Crudo, scuro, inquieto, euforico: Sethu è un misterioso animale notturno che attraverso la sua musica racconta una generazione che vive tra incertezze, ansie e paure per il futuro. Ragazzi stanchi, abbandonati ai ritmi della provincia e della noia e che combattono spesso per la loro sanità mentale.
Nella musica di Sethu rabbia, tristezza ed euforia si mischiano e si alternano, passando da momenti intimi e introspettivi a passaggi frenetici e caotici. Un mood che non ha bisogno di essere etichettato in un genere preciso, convergendo in uno stile fluido e pieno di contaminazioni.
Il primo progetto pubblicato dall’artista ufficialmente nel 2018 è l’EP “Spero ti renda triste?”. Questo progetto nasce con il trasferimento a Milano dei due gemelli e contiene 6 brani che evidenziano le due dimensioni di Sethu che saranno poi la base del suono che svilupperà negli anni a venire.
Nel 2022 Sethu firma con Carosello Records e pubblica il nuovo singolo “Giro Di Notte”. Il pezzo entra in tutte le più importanti playlist editoriali di Spotify, MTV Italia lo sceglie come Artista del mese di settembre, mentre viene invitato ad esibirsi all’evento PLUG MI insieme ad altri artisti della scena urban italiana come Shiva e Rhove.
A dicembre partecipa a Sanremo Giovani con il brano “Sottoterra”. Sethu arriva in finale e rientra nei sei finalisti della competizione, aggiudicandosi così l’accesso al Festival di Sanremo 2023 nella categoria BIG con il brano “Cause Perse”, brano dedicato al rapporto con l’inseparabile fratello gemello Jiz. Per l’occasione pubblica l’omonimo EP “Cause Perse” (Carosello Records), una prima raccolta di brani perfettamente coerenti con il sound del pop contemporaneo che racchiude diverse sfaccettature di Sethu, spaziando dal rap alle ballad melodiche. L’EP “Cause Perse” esce anche in versione live, sia in streaming e digital store che in formato video.
Il 12 maggio pubblica il singolo “Mare Di Lacrime” – seguito due mesi più tardi dalla pubblicazione a sorpresa del brano “Rivoluzione!” – e annuncia il “Mare Di Lacrime Summer Tour” che include la partecipazione all’evento di beneficenza Imola Summer Sound per la Romagna. Parallelamente è ospite della sfilata di ANNAKIKI durante la Milano Fashion Week, di IMAGinACTION – Festival Internazionale del Videoclip Musicale e di Next Generation Fest.
A novembre reinterpreta in chiave innovativa e personale il brano originale “La Vaguelette” di Genshin Impact, videogioco tra i più celebrati in Italia e nel mondo, assieme al gemello Jiz (disponibile su YouTube e presentato in anteprima alla Milan Games Week & Cartoomics 2023).
Il 15 dicembre conclude un anno ricco di grandi soddisfazioni e traguardi con la pubblicazione di un nuovo singolo nostalgico e malinconico: “triste vederti felice”.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato si hanno momenti di grande soddisfazione, dall’altro si cela un periodo di grande buio. Un buio interiore che Sethu aveva già fronteggiato in passato, dovuto a demoni interiori che non l’hanno mai realmente abbandonato, in cui è ricaduto prima ancora che potesse rendersene conto sino alla scelta di tornare in terapia, punto di svolta per la scrittura del nuovo album: “tutti i colori del buio” (17 maggio; Carosello Records).
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