SAUL STEINBERG UP CLOSE 6 Ottobre - 26 Novembre 2022 Sala Maria Teresa, Biblioteca Nazionale Braidense

“Sono tra i pochi che continuano a disegnare anche dopo la fine dell’infanzia, continuando e perfezionando il disegno infantile, senza la tradizionale interruzione della formazione accademica”.
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Dal 6 ottobre al 26 novembre 2022 la Biblioteca Nazionale Braidense presenta la mostra “Saul Steinberg Up Close”, una rassegna che celebra e ha come nucleo principale l’importante donazione di un grande numero di opere dell’artista alla Braidense da parte della Saul Steinberg Foundation di New York. La donazione riguarda principalmente disegni, ma anche opere realizzate con timbri, oggetti di legno, lastre di metallo, maschere di carta e piccole pitture ad olio, che documentano l’instancabile abilità di Steinberg, tra più grandi disegnatori americani del XX secolo, di utilizzare le tecniche e gli stili più differenti, in un continuo processo di invenzione.
Già presentata in parte nella mostra “Saul Steinberg Milano New York” nell’ottobre 2021 alla Triennale, la generosa donazione, è una delle più grandi nella storia della Fondazione Saul Steinberg, organizzazione statunitense senza scopo di lucro istituita per volontà dell’artista stesso. Un lascito che trova nella Braidense la sua perfetta collocazione, anche per la presenza, in Biblioteca, della raccolta di riviste satiriche Bertoldo e Il Settebello, tramite i quali Steinberg ottiene una prima, precoce fama come disegnatore umoristico nella Milano degli anni trenta.
Anche il costante richiamo autobiografico che caratterizza la maggior parte delle opere della donazione, induce a cogliere le svariate sfumature della vita e personalità dell’artista, che strinse importanti rapporti di amicizia con alcuni protagonisti del vivace mondo culturale milanese di quegli anni.
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La mostra, a cura di Francesca Pellicciari, ripercorre, in un arco temporale che parte dalla seconda metà degli anni ’30 e arriva alla prima metà degli anni ’90, molti tratti della carriera dell’artista. Oltre alle opere donate alla Braidense, grazie alla collaborazione con la New York Public Library, la rassegna è arricchita di un prestito di quindici ritratti a scrittori, artisti, amici e personaggi famosi: da Jean-Paul Sartre a Bernard Berenson, da Costantino Nivola alla Regina d’Inghilterra. Inoltre, rap- presenta un evento unico anche per la presenza di testi di Steinberg stesso, molti dei quali inediti, che si snodano per tutto il percorso suggerendo possibili chiavi di lettura delle opere e svelando, a fianco di un più conosciuto Steinberg artista, uno scrittore di “grandi e speciali qualità”, come scrisse il suo amico fraterno Aldo Buzzi. Testi tratti da interviste, lettere, ma soprattutto dalle conversazioni che Steinberg intrattenne con Buzzi nell’estate del ‘74 e nell’autunno del ’77, alcune delle quali già confluite nel volume pubblicato da Adelphi Riflessi e Ombre. Questi testi sono stati scelti in quanto particolarmente adatti ad affiancare le opere della collezione in un percorso narrativo che potesse fornire suggerimenti più che spiegazioni, mostrare le doti nascoste dello Steinberg scrittore a fianco di quelle meglio note dello Steinberg disegnatore.
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Così alla fine è proprio l’artista, tramite i suoi scritti a guidare il visitatore e ad indurlo a muoversi liberamente nello spazio. Pannelli e didascalie si compongono di brevi frammenti testuali per un’esplorazione non lineare, fortemente personale e senza necessariamente un unico punto di vista. Emblematica a questo proposito an- che la doppia entrata al percorso espositivo, dalla Biblioteca e dalla Pinacoteca, a sottolineare la connessione fisica tra Biblioteca Nazionale Braidense e Pinacoteca di Brera, naturalmente legate, o collegate, quasi fossero una coppia di “gemelli non identici”. Grazie all’apertura del varco vetrato che le connette, l’utente potrà decidere di avviare la propria visita, accedendo indistintamente sia dalla biblioteca sia dal museo. Si tratta di una duplice possibilità di fruizione e lettura, in un percorso fluido, senza un inizio o una conclusione obbligata ma visto in un continuo andirivieni tra parola e immagine, che trova nei magnifici spazi della Biblioteca la sua sintesi ideale.
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“Questa mostra è un contributo all’esplorazione di una storia comune, una storia che col- lega artisti a libri, passioni a luoghi, persone a idee” dichiara James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense “Abbiamo cercato di lasciare la parola al suo autore. Nella ricerca di un ordine che non fosse prettamente cronologico, infatti, ci sono venuti in aiuto alcuni testi di Steinberg, alcuni dei quali inediti, che il suo curatore, Aldo Buzzi, aveva tenuto in serbo in attesa che un giorno venissero pubblicati” afferma la curatrice Francesca Pellicciari.
L’esposizione dei disegni di Steinberg nella Biblioteca Nazionale Braidense è stata anche l’occasione per introdurre alcune importanti novità che hanno riguardato l’allestimento in Sala Maria Teresa. In particolare, per accogliere l’importante prestito dei quindici ritratti della New York Public Library, le tende sono state sostituite e alcune teche riprogettate da Goppion al fine di garantire nuovi ed elevati standard conservativi 24 ore su 24. La struttura metallica di alcuni dei pannelli verticali, di- segnata originariamente da Gae Aulenti, è stata rivisitata per ospitare i disegni di maggiori dimensioni. Quest’ultima avvolta in una rete, rimanda al linguaggio se- miotico dei ‘depositi ‘trasparenti’ e visibili’, già presenti nella Pinacoteca di Brera.
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Tra le iniziative previste a corredo di “Saul Steinberg Up Close”, laboratori per scuole elementari e famiglie/gruppi intergenerazionali a cura di Libri Finti Clandestini e promosse da CIRCI, Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura dell’Infanzia oltre a un ciclo di quattro incontri - due dei quali sabato 15 ottobre e 5 novembre in Sala Maria Teresa - che permetteranno di mostrare eccezionalmente opere della collezione non esposte, mentre gli altri due – giovedì 20 ottobre e 17 novembre - di raccontare e discutere dei suoi libri all’interno del Caffè Fernanda. Infine, come per altre rassegne della Biblioteca Braidese, il percorso della mostra continua anche sulla piattaforma digitale BreraPlus+ dove sarà disponibile a partire dal 6 ottobre un contenuto extra in cui la sezione tematica dedicata a Milano viene affidata ad un racconto video che ripercorre oggi i luoghi cari all’artista e li intreccia con i suoi disegni.
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ORARI MOSTRA
La mostra, a ingresso libero senza prenotazione,
sarà visitabile dal lunedì al sabato secondo i seguenti orari:
Lunedì: visite guidate per scuole, gruppi organizzati o visitatori singoli Da Martedì a Venerdì: 9.30 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30);
Sabato 9.30 – 13.30: (ultimo ingresso ore 13.00).

BIO di SAUL STEINBERG
Saul Steinberg nasce il 15 giugno 1914 a Râmnicu Sărat, una cittadina a nord di Bucarest, in Romania. I genitori, Moritz Steinberg e Rosa Iacobson, sono membri della borghesia ebraica del paese. Nel 1915 la famiglia si trasferisce nella capitale e Moritz avvia una tipografia-legatoria. Una parte della famiglia era già emigrata in USA nell’Ottocento. Saul si iscrive nel 1925 al Liceu Matei Basarab e tre anni dopo passa alle classi superiori.
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Ottenuto il diploma nel 1932, decide di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bucarest. Ottiene buoni voti ma a causa dell’antisemitismo non frequenta assiduamente i corsi. Nel settembre 1933 tenta l’ammissione alla facoltà di Architettura e in quell’anno fu introdotto ufficiosamente un limite all’ingresso degli studenti ebrei. Riesce invece a iscriversi alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano, dove si trasferisce nel novembre dello stesso anno. Gli anni milanesi rivestono una grande importanza nella formazione di Steinberg: qui conosce, tra gli altri, intellettuali e scrittori come Aldo Buzzi, Alberto Lattuada, Cesare Zavattini, Giovanni Guareschi; dal 1936 inizia a collaborare al bisettimanale umoristico “Bertoldo”. Nel 1938 il regime fascista emana le Leggi razziali e Steinberg rischia l’espulsione dall’Italia. Può terminare gli studi e subito cerca di emigrare negli Stati Uniti. Dopo molte vicissitudini, tra cui l’arresto e il confinamento in un campo di detenzione, riesce a partire per l’America. Vi arriverà nel luglio 1942 dopo aver trascorso un anno a Santo Domingo in attesa del visto. Nel febbraio 1943 viene arruolato come ufficiale di Marina e riceve la cittadinanza. Nello stesso anno conosce a New York la pittrice Hedda Sterne, che sposerà l’anno successivo. Assegnato ai servizi di Intelligence (OSS), Steinberg si sposta su vari fronti di guerra: Cina, India, Nord Africa, Italia.
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Realizza vignette di propaganda antinazista, opuscoli per l’esercito e disegni per il “New Yorker”: compariranno poi nel suo primo libro, All in Line (1945). Stringe amicizia con molti esponenti della scena artistica statunitense, tra cui Alexander Calder. Alcuni sono europei emigrati come lui: Richard Lindner, Bernard Rudofsky, Tino Nivola, Leo Lionni, Evelyn Hofer e altri.
Nel maggio 1947 realizza la sua prima collaborazione: il murale per il ristorante del Terrace Plaza Hotel di Cincinnati. La sua fama va consolidandosi. Nel 1954 torna a lavorare in Italia in occasione della X Triennale di Milano, su richiesta degli amici Enrico Pressutti, Ludovico Belgiojoso e Ernesto Nathan Rogers: il risultato sarà il “Labirinto dei bambini”. Nel febbraio del 1956 parte per l’Unione Sovietica su in- carico del “New Yorker”: trascorre nel Paese cinque settimane. Mentre riduce progressivamente lavori su commissione (uno degli ultimi è l’installazione “The Americans”, realizzata nel 1958 per il padiglione USA all’Expo di Bruxelles), Steinberg imprime una svolta esplicitamente satirica al proprio lavoro.
A partire dal 1959 collabora con la fotografa Inge Morath che ritrae le sue maschere fatte con i sacchetti di carta: raffigurano i diversi tipi sociali dell’America. Acquista una casa per la villeggiatura ad Amagansett, Long Island, dove negli anni successivi trascorrerà sempre più tempo. Nel 1960 Steinberg si separa dalla moglie – senza però divorziare – e durante l’estate conosce Sigrid Spaeth, studentessa tedesca di design e fotografia di ventidue anni più giovane: la coppia rimarrà unita fino alla morte di lei nel 1996. Intensifica i viaggi in Europa e negli Stati Uniti, che costituiscono un’importante fonte d’ispirazione per i suoi disegni. Nell’agosto del 1974, Buzzi e Steinberg registrano la prima di una serie di conversazioni a sfondo autobiografico che, sbobinate e trascritte, saranno pubblicate postume nel 2001 a cura dello stesso Buzzi, con il titolo Riflessi e ombre.
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Nel 1978 gli viene dedicata una grande mostra al Whitney Museum of American Art. I suoi lavori di questo periodo iniziano a prendere spunto dalle cartoline, dalle vecchie foto di famiglia e dagli ex voto popolari. Frequenta soprattutto scrittori: Saul Bellow, Kurt Vonnegut e William Gaddis. Fra il 1984 e il 1987 Steinberg intraprende e vince una lunga causa contro la Columbia Pictures accusata d’aver ripreso senza permesso la sua View of the World from the 9th Avenue. Nell’autunno del 1992 Steinberg pubblica l’ultimo libro, The Discovery of America. La collaborazione con il “New Yorker” continua anche sotto la nuova direzione di Tina Brown.
In questo periodo stringe amicizia con il poeta Charles Simic e lo scrittore Norman Manea, ebreo rumeno. Nel 1995 decide di lasciare in donazione le proprie carte alla Beinecke Library della Yale. Trascorre gli ultimi giorni di vita nel suo appartamento newyorkese, assistito da Buzzi, Hedda e dagli amici Prudence Crowther e Ian Frazier. Muore il 12 maggio 1999.