GLI ANGELI RIBELLI DI OSVALDO LICINI E I DIPINTI NASCOSTI 25 ottobre 2022 > 22 gennaio 2023 Pinacoteca di Brera, Sala 18

Dal 25 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 la Pinacoteca di Brera presenta un nuovo dialogo, il decimo, dal titolo Gli Angeli ribelli di Osvaldo Licini, e i dipinti nascosti. Riprende quindi l’iniziativa del museo di mettere a confronto diretto un’opera della sua collezione a un dipinto ospite che abbia analogie stilistiche, com- positive, iconografiche, secondo un progetto ideato dal direttore James Bradburne nel 2016 che ha coinciso all’inizio con le ristrutturazioni delle sale del museo e col completo rinnovamento della Pinacoteca.
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Nel decimo dialogo, per la prima volta il pubblico vedrà protagonista un’opera della collezione moderna, destinata a essere esposta prossimamente nelle sale di Palazzo Citterio-Brera Modern. Il dipinto di Brera Angelo ribelle con luna bianca (1955) di Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado 1894 - 1958) sarà messo a confronto con un dipinto di analogo soggetto, l’Angelo ribelle su fondo rosso scuro (1946), in prestito dalla Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini” di Ascoli Piceno. Un dialogo, visibile nella sala 18 che prende spunto dal recente restauro del dipinto di Brera e dalla scoperta di significative somiglianze ‘strutturali’ proprio con il quadro di Ascoli Piceno. Durante il restauro dell’Angelo ribelle con luna bianca di Brera, effettuato nel 2020 da Christian Tortato (Oltremodo), sono state riesaminate anche le indagini dia- gnostiche del dipinto (riflettografia ad infrarosso) che hanno evidenziato importanti analogie con quello di Ascoli Piceno, sia nelle composizioni originarie sottostanti, sia nelle scelte successive. Nello specifico entrambe le tele sono state realizzate ridipingendo sopra ad un ritratto precedente, risalente agli anni ’20, oggi non più visibile ad occhio nudo. I rilievi effettuati da Andrea Carini, del laboratorio di restauro della Pinacoteca di Brera (in collaborazione con Claudio Seccaroni di Enea e Roberto Alberti, Tommaso Frizzi e Michele Occhipinti di XGLab SRL, Bruker Nano Analytics, Milano) hanno rivelato al di sotto del dipinto di Brera un ritratto femminile del tutto simile ai Ritratti di Nella realizzati da Licini negli anni ’20 e sostanzialmente analogo anche all’altro ritratto di fanciulla che si trova al di sotto dell’Angelo di Ascoli Piceno, indagato da Mattia Patti (Università di Pisa): i dipinti sottostanti appaiono simili per inquadratura, postura della figura e fisionomia di volto e capelli.
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Partendo dal confronto stilistico fra le due tele finali e da quanto risulta possibile riconoscere dell’immagine soggiacente, il dialogo indaga quindi su un aspetto dell’arte di Licini - l’abitudine a modificare, rielaborare e ridipingere le proprie opere - oggetto di importanti studi e ricerche, e ricco di spunti di riflessione, anche per il pubblico della Pinacoteca di Brera, invitato a riflettere sulle motivazioni che hanno spinto l’artista a ripetere, a pochi anni di distanza, un’operazione di sostituzione sostanzialmente simile, per casualità, necessità contingenti o ragioni estetiche.
Questo dialogo eccezionale porta il visitatore al cuore di ciò che rende emozionante
la storia dell’arte: la scoperta di altri dipinti sotto la superficie di un’opera ben nota. “Solo una ricerca costante permette di comprendere il metodo e il processo creativo dell’artista” dichiara James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense.
L’artista tratta il tema dell’Angelo ribelle negli anni della maturità e le due opere, visi- bili di nuovo assieme, appartengono a una fase tarda della produzione del maestro, il periodo in cui abbandonati gli anni dell’astrattismo, utilizza principalmente raffigurazioni antropomorfe irreali e fantastiche. Licini ripete infatti il tema dell’angelo in versioni sempre monocromaticamente distinte e liberamente atteggiate su immaginifici sfondi paesistici: l’angelo diviene una sorta di trasposizione degli stati d’animo dell’artista, della sua più libera espressione creatrice.
Nel suo volo “verso lo sconfinato e il soprannaturale”, come afferma nelle sue lettere, Licini incontra e trasferisce su tela misteriosi personaggi - gli Olandesi volanti, le Amalassunte, i Personaggi, gli Angeli ribelli - apparizioni celestiali, a volte antropomorfe, a volte mostruose, distribuite liberamente in uno spazio figurativo svincolato dalla realtà fenomenica, cariche di simboli e significati reconditi, che anche un’at- tenta analisi dell’opera e degli scritti dell’artista può solo in parte chiarire. L’esposizione delle opere è accompagnata da un video che mostra nei dettagli soprattutto quanto non è visibile a occhio nudo: i due dipinti nascosti e le trasformazioni operate da Licini per renderli Angeli. Il filmato è a disposizione dei visitatori sia in sala che on line tramite QR code.
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A cura di Marina Gargiulo, responsabile collezioni XX secolo Pinacoteca di Brera - Il Decimo Dialogo è corredato da un catalogo Marsilio Arte curato da Marina Gargiulo e Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, con saggi dei curatori e importanti contributi tecnico-scientifici di Mattia Patti, professore di Storia dell’arte contemporanea dell’Università di Pisa autore di analisi e studi sul dipinto di Ascoli Piceno, del restauratore Christian Tortato, dello studio di restauro Oltremodo, che ha eseguito il lavoro sul dipinto di Brera nel corso del 2020, di Andrea Carini, restauratore della Pinacoteca e responsabile delle indagini diagnostiche sull’opera braidense, e uno scritto di Stefano Papetti, direttore del museo di Ascoli Piceno.
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BIO dell’artista
OSVALDO LICINI
(MONTE VIDON CORRADO 1894 - 1958)
Osvaldo Licini nasce a Monte Vidon Corrado, vicino Fermo, il 22 marzo 1894 e 11 viene affidato bambino alle cure del nonno, perché i genitori si trasferiscono
a Parigi per lavoro. A 14 anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove conosce Giorgio Morandi e ha i primi contatti con ambienti futuristi. Nel 1914 partecipa alla collettiva dell’Hotel Baglioni e si trasferisce a Firenze per studia- re scultura all’Accademia di Belle Arti. Parte volontario per il fronte nel 1915 ma è gravemente ferito a una gamba; mentre è ricoverato all’ospedale militare di Firenze conosce la crocerossina Beatrice Müller, dalla quale avrà il figlio Paolo.
Nel 1917 si reca in convalescenza a Parigi presso la madre, dove consce Picasso e Modigliani e dal 1921 fino al 1926, alternando periodi di permanenza in Francia con rientri nelle Marche, partecipa con ritratti, nature morte e paesaggi a diverse collettive: 14° Salon d’Automne, 34° Salon de la Société Nationale des Beaux-Arts, Société des Artistes Indépendants, Closerie des Lilas. Nella capitale francese incontra anche la giovane pittrice svedese Nanny Hellström che sposerà presto e con la quale torna ad abitare a Monte Vidon Corrado.
Nel 1926 partecipa alla I Mostra del Novecento italiano di Margherita Sarfatti, nel 1931 alla I Quadriennale, e nello stesso anno compie un importante viaggio in Svezia, Ger- mania e di nuovo a Parigi, dove sperimenta le nuove tendenze dell’arte astratta.
Dal 1932 espone soprattutto dipinti astratti, nel 1935 partecipa alla II Quadriennale romana, alla Prima mostra Collettiva d’Arte Astratta Italiana di Torino e in aprile inaugura la sua prima personale presso la milanese Galleria del Milione.
In quegl’anni stringe un importante rapporto soprattutto epistolare col critico Giuseppe Marchiori. Fra 1936 e 1937 espone in collettive a Roma, Como e Milano.
Nel 1939 partecipa al Trentennale della fondazione del Futurismo e alla III Quadriennale. Già dal 1938 si era appassionato alle teorie filosofiche primitiviste di Franco Ciliberti e aveva preso parte alla rivista “Valori Primordiali”.
L’adesione nel 1941 al Gruppo Primordiali Futuristi porta Licini a ripensare la sua produzione in direzione visionaria e fantastica: nascono i Personaggi, gli Olandesi volanti, le Amalassunte e gli Angeli ribelli.
Dal 1946, per due mandati, l’artista è eletto sindaco comunista di Monte Vidon Corrado. Nel 1947 espone, a Milano, nella mostra collettiva Arte astratta e concreta e l’anno dopo partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia; all’edizione successiva del 1950 esporrà ben nove Amalassunte. Nel 1951 partecipa alla I Biennale di San Paolo in Brasile, nel 1953 espone a Stoccolma e nel 1957 partecipa alla mostra torinese di Luigi Carluccio Pittori d’oggi. Francia-Italia.
La definitiva, e tarda, consacrazione giunge a Licini nel 1958 con l’importante antologica organizzata da Giuseppe Marchiori presso il Centro Culturale Olivetti di Ivrea e con la partecipazione alla XXIX Biennale con una sala personale e il conferimento nel mese di giugno del Gran Premio per la pittura. Pochi mesi dopo, l’11 ottobre 1958, Licini muore per le conseguenze di una polmonite; nella sua sala della Biennale ancora aperta viene deposta una corona d’alloro.