Al Teatro Galli di Rimini torna la grande danza con il Béjart Ballet Lausanne nella storica creazione nata dal sodalizio con Gianni Versace

Dopo il trionfale passaggio di Svetlana Zakarova negli eventi della stagione di riapertura del Teatro Galli, sabato 22 ottobre (ore 21, già sold out) ritorna la grande danza con il Béjart Ballet Lausanne che dopo uno storico omaggio a Federico Fellini propone a Rimini una delle sue coreografie più acclamate, dal titolo sterminato e surrealista Le Presbytère n’a rien perdu de son charme, ni le jardin de son éclat. Un lavoro travolgente e struggente, sulle note di Mozart e dei successi dei Queen, che si immerge con una vitalissima speranza, negli imponderabili e sfuggenti territori al confine fra la vita e la morte, dedicato alla memoria di Jorge Donn, storico e amato danzatore di Béjart e di Freddie Mercury, icona universale dei Queen, entrambi uccisi dall’Aids a 45 anni.
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“Questo balletto lo vedo come un balletto gioioso, né sinistro né disfattista – raccontava Maurice Béjart - Se non dico che è un balletto sulla morte, il pubblico non se ne accorgerà. Ispirato da Freddie Mercury e Jorge Donn, non sarà un balletto sull'AIDS, ma su persone morte giovani. Non voglio dire che siano morti troppo presto, perché non sono sicuro che le cose siano troppo presto o troppo tardi, sono come dovrebbero essere. Metterò tra i brani dei Queen alcuni brani di Mozart al pianoforte, o brani strumentali, ma senza voce, perché tutti i brani dei Queen sono cantati. Mozart è anche uno morto giovane, a trentacinque anni, dieci anni prima degli altri due. Freddie e Donn morirono a quarantacinque anni. Lavoro su tutto questo, scavo più a fondo, brancolo, guardo le videocassette dei Queen, ascolto sistematicamente tutti i loro dischi, confronto diverse registrazioni dello stesso pezzo e ho un debole per le registrazioni dal vivo. Quando registrano in studio, sono più lenti, meno trascinati dal pubblico.”
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La scena sarebbe stata tutta nera. Gigantesche radiografie in bianco e nero sarebbero comparse nella scena persino delle barelle, con la musica di Mozart. Perché, come per Notre Faust (Bach e tanghi argentini), Béjart ha optato per il cross-over musicale. Ma i costumi dovevano essere semplici e colorati. Per disegnarli serviva un nome: Gianni Versace. Iniziata nel 1984, la collaborazione dei due artisti aveva già dato lustro ad una serie di balletti, tra cui Dionysos, Malraux, Chéreau-Mishima-Perón e Pyramide. "Mi piace lavorare con lui perché il suo entusiasmo e il suo fervore sono contagiosi. Appena iniziamo a lavorare, ha le ansie e la meticolosità di un esordiente. Come me. Questo è uno dei segreti della nostra amicizia.” E bisognava trovare un titolo per questo “balletto sulla giovinezza e sulla speranza”.
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